giovedì 6 novembre 2014

Lettura chiara e al contempo giocosa dell'essere coppia e dell'essere genitori.

Dal seminario:

La coppia umana nell’incontro tra coniugalità e genitorialità di Juan Luis Linares


(a cura di Simona Contrasto)



INTRODUZIONE

Juan Luis Linares è psichiatra e professore di psichiatria all’università di Barcellona ed è direttore della scuola di terapia familiare all’ospedale San Paolo di Barcellona.
Riferendosi ad uno dei miti costitutivi della cultura occidentale, il relatore ricostruirà le possibili vicende della coppia umana, iniziando dalla coppia originaria: Adamo ed Eva. Partendo dalla tragica morte di Abele per mano di Caino, si rifletterà sulla personalità dei due fratelli in rapporto all’atmosfera relazionale nella quale dovettero vivere. Com’era la relazione tra i due coniugi e come quella con i figli.


LA COPPIA UMANA NELL’INCONTRO TRA CONIUGALITA’ E GENITORIALITA’

Linares inizia la sua relazione dicendo che l’esposizione avrà in sé molte caratteristiche del gioco, un gioco irriverente, ma come nello scherzo, ha in sé sempre qualcosa di vero.
La storia ha da sempre rappresentato la coppia umana attraverso racconti.
Un esempio significativo, è quello che ci giunge dal mondo cattolico: la Sacra famiglia. Il racconto parte dalla coppia, S. Giuseppe e la Madonna, segue la gravidanza e quindi la nascita di Gesù. La coppia da coniugale si trasforma in genitoriale. Ci troviamo quindi nella fase di genitori con bambino piccolo. Sono presenti nella storia di questa famiglia eventi traumatici come la fuga d’Egitto e la perdita del figlio in seguito alla crocifissione: genitorialità dolorosa.
Guardando alla mitologia, emergono altre coppie storiche, quella di Venere e Dioniso, di Amore e Psyche e dalla scienza sappiamo che l’umanità intera deriva dall’accoppiamento delle scimmie!
Linares decide però di scegliere come famiglia guida al suo racconto, la coppia fondatrice: Adamo ed Eva. Dio creò l’uomo e comprendendo che non poteva restare solo, lo addormentò, gli tolse una costola e creò la donna. La storia ci racconta che i due vivevano in un Mondo fantastico, il paradiso terrestre, tutto gli apparteneva e a tutto avevano libero accesso, a parte che all’albero del sapere. Non dovevano mangiare il frutto di quell’albero. Un giorno però il serpente convinse la donna a mangiare quel frutto, convincendola che se avesse mangiato, avrebbe potuto accedere alla verità assoluta e anche lei avrebbe potuto sapere ogni cosa, al pari di Dio. La donna dopo aver mangiato convince anche l’uomo a fare lo stesso.




Dio appare trionfalmente sulla scena e li scaccia dal paradiso terrestre malgrado il tentativo dell’uomo di giustificarsi davanti a Dio, accusando la moglie.
A questo punto il relatore propone una riflessione: quale sarà primo argomento trattato dalla coppia una volta fuori dal paradiso terrestre? Sicuramente discuterà della loro relazione.


DIVERSE TIPOLOGIE DI COPPIE: COPPIA ARMONICA E COPPIA DISARMONICA
  • ARMONICA: Se la coppia Adamo ed Eva fosse stata una coppia armonica, sicuramente i due si sarebbero venuti incontro <<Sarà dura adesso, ma ce la faremo… e poi, che esagerato il vecchio, per una mela!>>.
  • DISARMONICA: Se invece la coppia fosse stata disarmonica i due si sarebbero accusati reciprocamente e la conclusione sarebbe potuta essere: Adamo <<Ma vattene col serpente!>> ed Eva in risposta <<E tu vattene col vecchio!>>.
Qualunque sia stata la discussione tra i due, oggi sappiamo che dalla coppia nacquero due figli: Caino e Abele.
Caino viene descritto come il cattivo e Abele il buono. La storia racconta che il primo uccise il secondo, un innocente. Ma siamo sicuri di questo?
Sicuramente la relazione tra i genitori ha influito sullo sviluppo della personalità dei due figli. E non solo, anche altre figure sono intervenute nella loro storia, per esempio il vecchio nonno, assente ma che poi entra in scena in modo onnipotente, senza bussare.


BUONA GENITORIALITA’ E CATTIVA GENITORIALITA’

Le possibili evoluzioni della coppia. Una volta divenuti genitori, Adamo ed Eva possono aver sviluppato una:
  • BUONA GENITORIALITA’:
Adamo ed Eva sono felici dei loro bambini, li guardano estasiati e li accudiscono con amore.
  • CATTIVA GENITORIALITA’:
Adamo ed Eva non amano i propri bambini, sono esasperati e stanchi per il loro pianto, pensano che se il “vecchio” non li guarda potrebbero anche liberarsene. Poi, come sappiamo dalla storia, comunque non lo fecero.
  • CATTIVA GENITORIALITA’ CON UNO E BUONA CON L’ALTRO:
La coppia pensa <<Questo si che è carino e sorride! Non è come l’altro che pensa solo a divorare e piangere!>>.

La storia di Caino e Abele, porta con sé la tragedia dell’uccisione da parte del primo, a danno del secondo: come si è potuto arrivare a questo?


Le letture possono essere molteplici e dipendono dall’incrocio delle diverse coordinate, cioè tra i diversi tipi di coniugalità e i diversi tipi di genitorialità:



BUONA Genitorialità

CATTIVA Genitorialità

Genitorialità BUONA con Abele, CATTIVA con Caino

Coniugalità ARMONIOSA

I rapporti sono positivi, la salute mentale è integra.

I figli sono carenziati entrambi, Caino sviluppa una personalità Borderline e uccide Abele che ha sviluppato una personalità depressa.

Abele è una persona sana, ma Caino che ha sviluppato una personalità Borderline lo uccide in preda ad un attacco di gelosia

Coniugalità
NON ARMONICA

Figli triangolati: Caino, alleato con la madre, Abele con il padre. Caino uccide in fratello in un momento in cui Adamo era fuori.

Figli caotizzati: Caino e Abele sono entrambi antisociali, litigano e Caino uccide il fratello solo perché è più forte.

Abele, alleato con Eva è il fratello prestigioso, un po’ nevrotico. Caino è antisociale e lo uccide.


Guardando la griglia nel dettaglio:
  • Coniugalità ARMONIOSA e BUONA Genitorialità
Adamo ed Eva riescono a far fronte alla crisi della cacciata del paradiso. In una situazione del genere lo sviluppo dei bambini dovrebbe essere stato armonioso, ma poi vanno considerati altri fattori, tra cui il vecchio nonno che influenza e agisce su uno dei nipoti, a dispetto dall’altro.

  • Coniugalità ARMONIOSA e CATTIVA Genitorialità
Adamo ed Eva resistono alla crisi, l’equilibrio però crolla durante gli anni in cui vengono al mondo i figli. Caino viene percepito come troppo irrequieto ( sviluppa una personalità borderline) e Abele, troppo buono, diventa depresso.

  • Coniugalità ARMONIOSA e Genitorialità CATTIVA con Caino e BUONA con Abele
Caino nasce quando ancora i genitori affrontavano la crisi della cacciata dal paradiso. Abele, invece, nacque in circostanze più favorevoli. Caino, messo progressivamente da parte ed etichettato come cattivo, sv una personalità borderline. Abele fa del suo meglio per farsi voler bene dal fratello, gli propone persino di fare per lui i sacrifici al vecchio nonno. Caino frustrato e furioso lo uccide.

  • Coniugalità DISARMONICA e BUONA Genitorialità
La cattiva relazione tra i genitori li porta a cercare l’alleanza nei figli. I figli crescono ansiosi e insicuri in mezzo a continue lotte familiari e dei conflitti di lealtà. Nella lotta tra Caino e Abele, vince il primo solo perché è più forte.

  • Coniugalità DISARMONICA e CATTIVA Genitorialità
L’atmosfera familiare è caotica. I figli partecipano ai giochi sessuali dei genitori che erano soliti degenerare in scontri violenti. Sistematicamente abbandonati e imprevedibilmente abusati e maltrattati, crebbero senza regole e moralità. I due fratelli entrambi antisociali si scontrano e la vittoria di Caino è solo fortuita.


Queste sono gli esiti più verosimili, ma le alternative potrebbero essere molto più numerose.

Adamo ed Eva ebbero un terzo figlio: Seth. Questo figlio andava a sostituire quello morto (Abele)? O a redimere quello maledetto (Caino)? Quale sarà la sorte di questo fratello? 

giovedì 28 agosto 2014



Quando dai aggiungi un pò di te








Quando dai, aggiungi sempre
un po' di te a ciò che dai:
un pizzico della tua mente,
un battito del tuo cuore,
una vibrazione della tua anima.
E avrai dato di più.
Quando dai,
fallo sempre col sorriso sulle labbra,
aggiungici poi una manciata di gioia e d'allegria,
e porgi il tutto con la mano dell'amore.
E avrai dato di più.
Quando dai non pensare di ricevere
e riceverai tanto, e subito;
la gioia di aver dato
e la vittoria sul tuo egoismo.
Se quando dai,
dai anche te stesso darai di più,
e riceverai di più.

venerdì 18 luglio 2014

Baby Killer

Baby Killer: stralci di un elaborato più ampio sul fenomeno.
(di Simona Contrasto)





L’argomento che ho sviluppato nella mia trattazione è quello della criminalità minorile ed in particolare del fenomeno del “baby-killer”, ovvero dell’omicidio commesso per mano di un minorenne.

Prima di entrare nello specifico dell’argomento, ho indagato quali possono essere le cause sottostanti che possono condurre un bambino ad agire criminalmente, talvolta fino a compiere un gesto tanto estremo.
L’elaborato parte, quindi, dall’analisi delle cause del disagio giovanile, inteso come stato di profondo malessere che nasce e si alimenta in diversi ambiti tra cui quello familiare, scolastico, sociale e individuale.
Il disagio può trovare soluzione in un ambiente che accoglie e protegge il minore garantendogli un solido legame di attaccamento con le principali figure di riferimento e un contesto di vita sereno ed equilibrato, oppure, un ambiente sociale e scolastico che sia in grado di sopperire a un ambiente familiare disagiato fungendo da esempio sostitutivo.
Se ciò non si verifica il disagio del ragazzo può evolvere in due direzioni: l’isolamento che a lungo andare può portare allo sviluppo di patologie fisico-psicologico-psichiatriche o la devianza, intesa come una non adesione alle norme civili e sociai, o persino la criminalità, ovvero un vero e proprio attacco alle norme e alle leggi, attraverso azioni delittuose.
Rispetto alla criminalità, dopo aver illustrato le varie forme che essa può assumere, ho approfondito quella che è il cuore del mio scritto: l’omicidio.
L’omicidio, agito per mano di minori, si è sviluppato soprattutto in America, ma, anche se in Italia è preferibile parlare ancora di episodi isolati, piuttosto che di fenomeno diffuso, anche nel nostro paese, come nel reso del Mondo i dati iniziano a rivestire valori preoccupanti.
Ciò che mi sono chiesta e sono andata poi a ricercare nella letteratura presente sull’argomento è: cosa si nasconde dietro la maschera del baby-killer e perché un bambino può arrivare a compiere un’azione tanto grave.
Nella maggior parte dei casi, a differenza di quanto potessi ipotizzare, i giovani assassini sono ragazzi così detti “normali”, ovvero, non agiscono spinti da patologie psichiatriche o neuro-chimiche, quindi, la teoria ambientale si fa strada rispetto a quella psichiatrica.
Per comprendere le motivazioni intrinseche dell’omicida occorre analizzare il contesto di vita del ragazzo.
Nella maggior parte dei casi sono figli della marginalità, alcuni hanno appreso ad usare la violenza tra le mura domestiche in una famiglia che diventa, come afferma Gulotta, “scuola di violenza”.
Il minore è in fatti la sintesi di ciò che sperimenta quando è ancora molto piccolo quindi, appartenere ad un nucleo familiare disgregato, non aver stabilito un adeguato legame di attaccamento nella primissima infanzia, essere stati vittime di abusi fisici o sessuali o di trascuratezza e omissione di cure, può predisporlo al rischio di sviluppare una personalità deviante.
Naturalmente entrano in gioco anche le caratteristiche di personalità, secondo alcuni autori vi è una vera e propria predisposizione a sviluppare una mente criminale, Lombroso, nel suo libro “l’uomo criminale”, parla addirittura della presenza di un gene specifico.
Anche il contesto scolastico può favorire un’esplosione omicida. Diffuso è ormai il fenomeno del bullismo, ragazzi che, guidati da un leader (il bullo) attaccano fisicamente e/o verbalmente coetanei più deboli per averne vantaggi materiali (come soldi) o semplicemente per il gusto di sopraffare la vittima. A volte, l’aggressione può diventare letale. Altre volte, si trasforma da vittima a carnefice proprio colui che ha subito passivamente per lunghi periodi di tempo le angherie dei compagni.
La vittima del baby-killer può quindi essere un adulto significativo (o che lo rappresenta poiché per qualche ragione riattiva il conflitto intrapsichico che era stato represso) o un coetaneo, ma quasi mai è un estraneo.
L’arma d’elezione è quella di più facile reperibilità, in Italia per esempio veleno o coltelli, in America, dove quasi ogni famiglia ha un’arma da fuoco in casa, la pistola. Il luogo scelto è quasi sempre uno familiare, casa o scuola.
Il modo, uno stato di maggior debolezza dell’altro, per esempio per uccidere un padre abusante si può scegliere di colpirlo nel sonno.
Dalle statistiche emerge come quasi sempre i piccoli aggressori siano di sesso maschile, soprattutto pre-adolescenti o adolescenti, mentre i casi di assassini sotto i 10 anni sono più rari e in questi casi manca quasi sempre l’intenzionalità di uccidere: per i bambini la morte è paragonabile al sonno e come dal sonno è poi possibile risvegliarsi. Nei più piccoli manca quindi la capacità d’intendere e volere, anche se, secondo la legislazione penale minorile, ciò vale anche per gli infra 14enni che a quest’età non sono ancora in grado di distinguere il bene dal male. A differenza di quanto si potesse immaginare non sono le famiglie le principali vittime, ma l’omicidio più frequente è quello compiuto durante una rapina o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.
Tutto il lavoro si conclude con delle ipotesi di prevenzione per evitare un’ulteriore diffusione del fenomeno, quindi per evitare che nuovi crimini vengano commessi e vecchi reati ripetuti.



La Prevenzione


Agire in modo preventivo, significa ridurre la portata di un fenomeno, evitare che nuovi delitti vengano commessi o vecchi crimini ripetuti.
Prevenire, dunque, significa anticipare il sorgere fenomeni criminali agendo sulle cause generatrici.
Agire sulle cause generatrici comporta un’attenta analisi dei contesti di vita del minore per individuare dove nasce e si alimenta il disagio.
I dati emersi da una ricerca sui minori autori di reato, confermano che il percorso della devianza minorile parte dalla famiglia, sempre più disgregata e assente, passa per la scuola, incapace di accogliere la diversità e il disagio del minore, finisce sulla strada e sulle piazze dove spesso i ragazzi si riuniscono in bande per trovare nel gruppo dei pari quel sostegno e quelle certezze che gli adulti hanno loro negato.
Qualsiasi attività di prevenzione, pertanto, non può prescindere dalla famiglia, intervenendo a sostegno della stessa con progetti mirati al sostegno nelle difficoltà genitoriali e alla responsabilizzazione degli stessi.
Un ruolo determinante nella formazione della personalità dei minori è quello delegato alla scuola, compito che richiede sempre maggiori capacità di comprensione del disagio per affrontarlo e recuperarlo con comportamenti di integrazione ed educazione.
Grande attenzione va posta al fenomeno della dispersione scolastica, che andrebbe monitorato costantemente con la stipula di protocolli di intesa fra autorità scolastica, giudiziaria e Comune di residenza del minore, in modo da potere attivare un tempestivo intervento.
La prevenzione allora viene concepita come anticipazione, ma anche come un aiuto per far affiorare le risorse nascoste.
La Prevenzione deve provvedere anche a far fiorire maggiore capacità empatica nei minori. Chi uccide, spesso, tende a vedere la vittima come deumanizzata, come se fosse un oggetto che non può dunque provare dolore. Migliorare la capacità empatica può aiutare il minore a rifletter meglio prima di aggredire.
Tra gli interventi preventivi che ho citato, all’interno del mio elaborato, figurano quello del circle time nelle scuole: la finalità generale di tale strumento, è favorire la conoscenza reciproca e l’assimilazione di regole efficaci di comunicazione, nell’ottica di una educazione all’ascolto e all’espressione di sé basata su valori quali il rispetto e l’equità.
Quello del profilo di comunità nel sociale: si orienta a tutto il territorio, mira all’attuazione di un processo di cambiamento su ciò che i membri della cittadinanza ritengono prioritario, in base alle risorse disponibili e a quelle che si possono attivare, l’obiettivo principale è migliorare la qualità della vita.
Gli interventi preventivi possono essere orientati verso la riduzione dell’impatto di fattori ambientali di stress e possono mirare a rafforzare la capacità di popolazioni vulnerabili ad affrontare un determinato disagio.
La mediazione penale dà la possibilità al minore incriminato di incontrare la sua vittima, alla presenza di un mediatore.
Le parti (reo e vittima) vengono ascoltate separatamente, in un clima di accoglienza ed ascolto, per dare spazio alla persona di raccontare il suo “conflitto” di esprimere la sua sofferenza e, per quanto riguarda la vittima, di manifestare la sua rabbia e rappresentare le sue aspettative. Se entrambi sono d’accordo, possono incontrarsi e stabilire anche eventuali risarcimenti.


giovedì 17 luglio 2014



I BAMBINI IMPARANO CIO' CHE VIVONO                     (di Dorothy Law Nolte)
                      
Se un bambino vive con le critiche, impara a condannare.

Se un bambino vive con l'ostilità, impara ad aggredire.

Se un bambino vive con il timore, impara ad essere apprensivo.

Se un bambino vive con la pietà, impara a commiserarsi.

Se un bambino vive con lo scherno, impara ad essere timido.

Se un bambino vive con la gelosia, impara cos'è l'invidia.

Se un bambino vive con la vergogna, impara a sentirsi in colpa.

Se un bambino vive con l'incoraggiamento, impara ad essere sicuro di sé.

Se un bambino vive con la tolleranza, impara ad essere paziente.

Se un bambino vive con la lode, impara ad apprezzare.

Se un bambino vive con l'accettazione, impara ad amare.

Se un bambino vive con l'approvazione, impara a piacersi.

Se un bambino vive con il riconoscimento, impara che è bene avere un obiettivo.

Se un bambino vive con la condivisione, impara la generosità.

Se un bambino vive con l'onestà e la lealtà, impara cosa sono la verità e la giustizia.

Se un bambino vive con la sicurezza, impara ad avere fiducia in se stesso e in coloro che lo circondano.

Se un bambino vive con la benevolenza, impara che il mondo è un bel posto in cui vivere.

Se vivi con serenità, il tuo bambino vivrà con la pace dello spirito.

Con che cosa sta vivendo il tuo bambino?

mercoledì 9 luglio 2014

IL CORPO GRIDA QUELLO CHE LA BOCCA TACE




La malattia è un conflitto tra la personalità e l’anima. Molte volte…

Il raffreddore “cola” quando il corpo non piange…
Il dolore di gola “tampona” quando non è possibile comunicare le afflizioni.
Lo stomaco “arde” quando le rabbie non riescono ad uscire.
Il diabete “invade” quando la solitudine duole.
Il corpo “ingrassa” quando l’insoddisfazione stringe.
Il mal di testa “deprime” quando i dubbi aumentano.
Il cuore “allenta” quando il senso della vita sembra finire.
Il petto “stringe” quando l’orgoglio schiavizza.
La pressione “sale” quando la paura imprigiona.
La nevrosi “paralizza” quando il bambino interno tiranneggia.
La febbre “scalda” quando le difese sfruttano le frontiere dell’immunità.
Le ginocchia “dolgono” quando il tuo orgoglio non si piega.
Il cancro “ammazza” quando ti stanchi di vivere.

La malattia non è cattiva, ti avvisa che stai sbagliando cammino.



(Alejandro Jodorowsky)

venerdì 4 luglio 2014

Postulati della felicità!

I 10 postulati della felicità…






1) La vita è bella!
2) Nulla di ciò che hai fatto, se quando lo hai fatto ne eri convinto ed    entusiasta, merita rimpianti o pentimenti!
3) Nella vita più un obiettivo richiede sforzi, maggiori saranno le gratificazioni!
4) Nella vita nulla è impossibile..
5) Bisogna valutare tutte le possibili strade per raggiungere un obiettivo e scegliere la migliore.. se si “fallisce” non ci si deve scoraggiare, ma ci si deve rimboccare le maniche e tentare nuove vie!
6) Perdere una sfida, non è perdere una guerra!
7) Le difficoltà e le sfide ci rendono più forti!
8) E’ bello accettare anche le sconfitte con un sorriso perché.. ciò, abbassa il nostro orgoglio e ci rende più umili.. l’umiltà, rende la persona migliore!
9) E’ bene non smettere mai di sognare.. a volte bisogna chiudere gli occhi di fronte alla realtà!
10) Non si deve rendere la realtà peggiore di quello che è, con pensieri e    fantasie che non sono certezze!



Questi postulati non sono frutto di un assurdo ottimismo, ma nascono da un sano realismo.. 
in fondo, nella vita, la prospettiva è tutto!